
Oggi la Comunità di Sant'Egidio ha presentato il Secondo Rapporto sulla Povertà a Roma e nel Lazio". Si parla di povertà ma, non senza "bombardare" di dati che, come ha sottolineato Mario Marazziti, creano angoscia, ma non offrono prospettive. Al contrario, "questo Rapporto non ha l'ambizione di offrire
dati definitivi, vuole piuttosto provare a misurare tendenze e
aree di fragilità sociali per intervenire ed evitare che quelle
fragilità temporanee diventino un fatto strutturale."
Di seguito una breve sintesi del Rapporto, che speriamo faccia a riflettere sulla povertà e sui modi di contrastarla, ma sia anche un invito alla lettura del Rapporto (edito da Francesco Mondadori nella collana "I Libri di Sant'Egidio").
L’ISOLAMENTO SOCIALE
La vita di relazione conta, e conta molto,
in termini di salute, di coesione sociale, di felicità – è il nuovo indicatore
scoperto da poco dagli economisti –, di qualità della vita.
Crescono
le famiglie composte da una sola persona. Nel 1994-1995 su 2.009.000
famiglie laziali quelle composte da un unico componente erano 529.000 e
rappresentavano, già allora, il 26% del totale (5 punti in più del dato
nazionale). Quindici anni dopo, nel 2009-2010 il numero è cresciuto fino ad
arrivare di 769.000 unità con un valore percentuale del 32,5%. Un aumento nei
15 anni di 6 punti percentuali e una differenza con la media italiana di
quattro punti percentuali.
Le
donne sole sono molto di più degli uomini soli.
Nell’ultimo dato di rilevazione, 2009-2010, sono il 59% del totale. La prima
osservazione è ovvia: la gran parte delle persone che vivono sole sono anziane.
Ma non si diventa soli da anziani; quella della solitudine è una carriera che
inizia prima, in età giovanile e adulta.
Combattere la solitudine si può: con le
convivenze tra anziani o attraverso programmi specifici come «Viva gli anziani»
GLI ANZIANI
La popolazione residente nel
Lazio all’inizio del 2011 ammonta a più di 5milioni e 700 mila abitanti,
concentrati prevalentemente nel comune e nella provincia di Roma: circa un
abitante su due vive a Roma, uno su quattro vive nei comuni della sua
provincia. La popolazione della regione si presenta complessivamente invecchiata, ma non più
della media nazionale.
A livello nazionale il 75%
degli anziani ricoverati è non autosufficiente. Nel Lazio la percentuale di anziani autosufficienti ricoverati risulta
maggiore alla media (7,185 ogni 1.000 anziani) dei non autosufficienti
(6,565 ogni 1.000 anziani). Nelle RSA sono ospitati prevalentemente anziani con
basso reddito. Da una ricerca condotta dalla Comunità di Sant’Egidio in 7 RSA
emergeva che la solitudine, ed in particolare l’assenza di figli, fosse uno
dei fattori determinanti il ricovero: tra il 40 e il 45% degli intervistati non
aveva figli. Inoltre, il 35% era di stato civile celibe/nubile, contro
appena l’8% della popolazione della stessa fascia di età.
LA CASA
Il Lazio è la terza regione per
numero di sfratti dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna. A Roma,
se dovessero confermarsi i dati del primo semestre, per il 2011 sarà superata
ancora la quota di duemila sfratti eseguiti e la capitale andrebbe a
confermarsi, per la terza volta
consecutiva, la città italiana con il maggior numero di sfratti.
Già da qualche anno si è cominciato ad
assistere, infatti, a un considerevole aumento
degli sfratti eseguiti nei comuni
della provincia. Quasi la metà degli sfratti abbia alla base problemi
legati alla crisi occupazionale. Secondo i dati della ricerca, infatti, nel 24%
degli sfratti il percettore ha
perso il posto di lavoro e nel 21% si trova a essere in cassa
integrazione.
Ultimamente anche le
amministrazioni locali assumono talvolta il concetto di “morosità incolpevole”.
Nonostante la crisi economica,
secondo recenti studi di settore, negli ultimi sei mesi c’è stato a Roma
addirittura un rialzo degli affitti dell’1,7%, con crescite maggiori rilevate
nel centro storico, dove gli affitti salgono del 7,2%.
DISABILI
La
spesa pubblica italiana per la disabilità è solo dell’1,6 del Pil, il 31%
inferiore alla media dell’Europa a 15 (dati Eurostat 2011).
Per ottimizzare le risorse il
primo passo è integrare. È la vera priorità. Secondo l’ISFOL,invece, gli
inserimenti lavorativi di disabili in Italia da 31.535 del 2007 sono scesi a
20.830 nel 2009: meno 34%. Si è perduto un inserimento lavorativo su tre in
appena tre anni, (ISFOL 2010).
E’ opportuno perseguire con
forza un’azione di verifica dell’ottemperanza delle imprese, in primo luogo
pubbliche, all’obbligo di assunzione dei disabili (D.L. 68/99). Sarebbe
sicuramente un grande gesto di civiltà, anche come “contraltare” alla campagna
di verifica delle false invalidità. Inoltre va sostenuto il mondo dei molti
privati che assumono.
DISAGIO
PSICHICO
In
Italia, in media, gli adulti che soffrono per un disturbo psichico importante
sono circa l’8%. Nel Lazio la percentuale è leggermente superiore: si può
stimare che lo scorso anno i malati siano stati poco più di 400.000. Il
Servizio Sanitario Nazionale è il principale interlocutore delle persone che
affrontano un disagio psichico rilevante. Nel Lazio la situazione presenta
molti coni d’ombra. Ci sono pochi posti letto nei reparti ospedalieri
psichiatrici (SPDC). La qualità “alberghiera” delle strutture, inoltre, è
insufficiente. Così, i malati finiscono per ricorrere al ricovero nelle case di
cura private accreditate. Le cliniche, in generale, non possono rispondere alle
crisi acute e spesso svolgono un compito di supplenza delle strutture
territoriali (DSM/CSM). Il loro costo è
elevato. Si stima una spesa totale compresa tra i 28 e i 35 milioni di euro
all’anno per assistere poco più di 6.000 pazienti. È una cifra elevata e una
spesa non sempre utile, che si potrebbe ridurre se fosse implementato un
modello di psichiatria pubblica più aderente allo spirito della “legge
Basaglia”.
CARCERE
Il 31 marzo 2012 i detenuti
presenti nelle 206 carceri italiane erano 66.695 (rispetto ad una capienza
regolamentare prevista di 45.743). Nelle 14 carceri laziali erano 6.873 i
presenti (a fronte di una capienza regolamentare di 4.838), cioè il 10,31% del
totale nazionale.
Visto che il 31 marzo 2011 i
detenuti erano in totale 67.600, oggi risultano essere 905 in meno rispetto
all’anno scorso. Quanto al Lazio, il 31 marzo 2011 i detenuti erano 6.576 e pertanto
le presenze nella regione hanno fatto registrare una diminuzione di 297 unità,
rispetto all’anno precedente. Un accenno va fatto alla situazione romana, data
la sua complessità, a partire dalle presenze. Nei 6 carceri romani si trovano 3.665 detenuti (3.297 uomini e 368
donne), cioè più della metà di tutto il Lazio.
E’ necessario potenziare le
possibilità di accesso al lavoro interno ed esterno, come primo passo per il
reinserimento nella società, in modo da evitare che il detenuto trascorra
lunghi periodi di inattività improduttiva in cella.
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