Un’integrazione “apparecchiata”: il corso di economia domestica a Laurentino



Dalla cucina un odore di soffritto si fa largo nell’aria frizzante. È l’ultima lezione prima degli esami e gli allievi stanno mettendo in pratica le nozioni apprese. Dai bagni un dolce profumo di detersivo indica che qualcuno è all’opera, mentre un’esalazione di vapore dal ferro da stiro completa il quadro: il corso di economia domestica è in pieno svolgimento.

Portato avanti dalla Comunità di Sant’Egidio a favore degli stranieri giunti nella Capitale, questo corso di formazione professionale – che si svolge nella sede di Laurentino – vuole essere un trampolino di lancio per il mondo del lavoro: insegnando a cucinare dei semplici piatti, a stirare delle tovaglie e a lavare per terra, si vuole così dare, attraverso nozioni utili ad un futuro impiego, la possibilità di integrarsi pienamente nella società di accoglienza. A queste lezioni deve però affiancarsi necessariamente lo studio dell’italiano presso la Scuola di lingua e cultura italiana, il cui logo campeggia sui grembiuli dei ragazzi oggi a Laurentino.

Prima di giungere in questa parte della periferia sud di Roma, questi ragazzi arrivati dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria hanno frequentato delle lezioni teoriche presso il comprensorio del San Gallicano a Trastevere; perché dunque spostare la “pratica” lontano dal centro di Roma? La risposta è nella volontà di favorire una reale integrazione, che passi attraverso un incontro capace di abbattere le barriere ed i pregiudizi: “Poteva essere più semplice fare tutto al chiuso del San Gallicano” – dice Graziella, che, tra un momento di pausa e l’altro, illustra il corso – “ma in questo modo sarebbero mancate le occasioni di amicizia e di incontro tra i ragazzi e i romani”.

Un bambino si fa largo tra le gambe dei presenti: è qui insieme alla mamma, impegnata in questo momento a girare le zucchine che cuociono nella padella. Alla fine della lezione è già diventato il preferito del gruppo anziani qui radunato. Sono loro, infatti, a condurre il corso. La loro esperienza in cucina è quindi posta al servizio dei richiedenti asilo; del resto, molto probabilmente, sarà proprio per gli anziani che gli allievi del corso dovranno cucinare, stirare o mettere a posto. Bisognosi di aiuto in un età che li vede troppo spesso finire isolati in case di riposo, i “nonni” italiani potranno, invece, giovarsi dell’aiuto di questi nuovi amici venuti da lontano, a loro volta ben felici di poter rendersi utili. È quindi un cerchio che si chiude, o forse un semicerchio, come l’arcobaleno che decora una stanza della sede di Laurentino.





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