Immigrazione. Che non vinca la discordia.

Come in una tragedia classica i personaggi della questione immigrati sono coinvolti in fatti che li sovrastano: le guerre e la povertà da cui si fugge, la crisi economica italiana, nata in un paese non governato – ingovernabile, lo smantellamento dello stato sociale.

In autobus qualche giorno fa sale un’anziana signora con disturbi del comportamento che inizia ad insultare gli immigrati. La furia provoca reazioni di sdegno, silenzi che sembrano complici di quell’aggressività, reazioni delle vittime degli insulti scomposte o dignitose, alcuni immigrati, la gran parte dei passeggeri, tentano una via comprensiva e gentile. Niente da fare la signora è furente, continua ad insultare con espressioni molto pesanti. Una delle sue vittime, una signora bruna vestita con un bel sari rosso e verde, dopo una breve reazione si mette a piangere. L’autobus si ferma e intervengono le forze dell’ordine: sei centauri dell’arma dei Carabinieri. L’imponente spiegamento di forze sorprende l’anziana signora che finalmente scende dall’autobus e si calma. Verrà ricoverata con un TSO in un reparto psichiatrico dell’ospedale più vicino. Il coro della nostra tragedia, composto dai passanti che osservano la scena dirà: “Unica vittoriosa è la crudele dea Discordia: gli immigrati saranno spinti al disprezzo per un paese dove non trovano spazio, noi, triste popolo, saremo spinti ad odiare le nostre leggi migliori (la legge Basaglia che ha chiuso i manicomi), la povera donna carica di anni e di follia sarà rinchiusa e quando uscirà nulla sarà cambiato.”

Io non posso che invocare le tre Horai, figlie di Zeus e di Temi, Dike (Giustizia), Irene (Pace) ed Eunomia (Buon Governo) aiutate da Mercurio, dio dell’intelligenza e della rapidità, perché, avendo studiato la storia so i frutti amari che porta la Discordia.

Luca Giordano

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