"Ho imparato a dare il meglio di me in Comunità". Grazie Elard!

Oggi a Blantyre, in Malawi, tanti fratelli e sorelle della Comunità di Sant'Egidio si raccoglieranno per dare l'ultimo saluto a Elard Alumando, il cui funerale sarà celebrato da mons. Vincenzo Paglia. Ricordiamo il nostro caro fratello Elard, con un suo intervento tenuto a un convegno  della Comunità di Roma nel 2009.
"Sono nato in un paese del Sud del Malawi, dove vivono tanti musulmani e la mia famiglia era una delle tre famiglie cristiane. Ho incontrato la Comunità di Sant'Egidio nel 1999. Subito sono stato stupito dalla forza del Vangelo, soprattutto nel modo in cui si manifesta nella Comunità. Penso al potere di essere capaci di vivere insieme in amicizia, alla cultura del convivere nonostante le nostre diversità di colore, il fatto che apparteniamo a diversi gruppi etnici e perfino a differenti paesi. Tutti siamo un solo popolo riunito dalla forza dell'amore del Signore.
Non cessa di stupirmi come sia possibile stare in comunione come se non ci fosse bianco, nero o asiatico. Viviamo e lavoriamo insieme in un solo popolo. Io lavoro con il progetto DREAM per la cura dell'Aids in Africa, come responsabile nazionale. E lì ogni giorno vedo come sia possibile decidere e fare insieme ogni cosa, africani e europei, per salvare la vita di tanti malati. E' un sogno che si sta realizzando: Andrea Riccardi lo ha chiamato Eurafrica, africani ed europei insieme per cambiare il mondo. E' un grande dono questa unità che non conosce differenze per la ricchezza, per l'educazione, per l'età.
E' questo il dono che ho ricevuto da Dio gratuitamente. La bellezza di avere tanti fratelli e sorelle non di sangue, che ti sono così cari e ti amano anche di più. Mi sento a casa sempre quando sto qui a Roma e mi sento rassicurato quando sto con i fratelli e le sorelle della Comunità. La famiglia della Comunità è fatta di persone diverse, con culture diverse, e per questo ci unisce un legame ancora più forte.
Nessuno vuole vivere per sempre in condizioni di povertà. Tutti vogliamo avere una vita bella e questa è la ragione per cui in tanti lasciano l'Africa alla ricerca di un futuro migliore. Effettivamente l'essere nati in Africa è considerata una sfortuna, quasi una cattiva sorte. Ma cosa possiamo fare? Certamente il primo pensiero è di emigrare verso l'Occidente. Chi vorrebbe vivere in un paese in cui la povertà è aggravata dalla corruzione e dall'avidità? Dove ognuno pensa a se stesso e non si interessa mai della sofferenza degli altri? Ed è difficile trovare lavoro, anche se hai terminato gli studi con risultati ottimi, anche se sei laureato? Per questo anche io non avevo mai pensato di vivere tutta la mia vita in Malawi. Sono andato a scuola sempre con il pensiero che appena finito di studiare sarei andato via.
La Comunità veramente mi ha fatto capire tanti orizzonti della vita e del mondo che prima non mi sembravano importanti. Restare in Africa... ma a fare che? Tutti i giovani se ne vanno per trovare una vita bella. E io? Ma la Comunità mi ha dato una risposta: sei tu a cambiare il mondo. Sei tu il futuro dell'Africa. E se te ne vai, chi prenderà il tuo posto per dare la vita a tanti? Chi sarà lì a insegnare la nuova cultura del convivere? La cultura dell'amore e del Vangelo con una mentalità tutta cambiata, che non guarda soltanto alla ricchezza ma alla parola del Signore e la mette in pratica. Così ho imparato a dare il meglio di me in Comunità.
La Comunità mi ha amato, mi ha dato una nuova dignità e mi ha aiutato a comprendere il valore di vivere nel mio paese, per poterlo cambiare. Ho capito che non è necessario emigrare, andando in Sudafrica o a Londra - dove sta mio fratello - e avere più soldi per cambiare la vita. Sant'Egidio mi ha aiutato a vedere la dignità del popolo africano. Mi sto rendendo sempre più conto che posso lamentarmi per la mancanza di ricchezza, ma la ricchezza non può farmi felice. E' una grazia per me che la Comunità mi ha insegnato a vivere l'economia del dono e la gratuità.
Con la Comunità ho capito che la vita è là dove pensiamo sia solo l'inferno. La Comunità ci insegna una nuova cultura, la cultura di uomini e donne del Vangelo. Una cultura che è un dono, che abbiamo ricevuto gratuitamente e dobbiamo dare pure gratuitamente. Dobbiamo essere orgogliosi di questa cultura. Una cultura di donne e uomini senza pregiudizi ma pronti ad accogliere tutti. Non dimentichiamo che le nostre città hanno bisogno di questa cultura. E noi possiamo proteggerla. La nostra preghiera la protegge. Io voglio cominciare ogni giorno con la Parola del Signore, così posso essere protetto, posso continuare a seguire questo cammino con la forza dell'amore e vivendo profondamente dentro la cultura dell'amore. Perché è solo attraverso questo percorso che io posso essere capace di vivere in unità con altri, con amore e tenerezza.

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