Catania: aiuti, amicizia e lavoro comune per chi scappa dalla guerra

Un via vai continuo di gente, di buste piene di vestiti, di generi alimentari e di quanto necessario per i bambini. Nel salone della chiesa di Santa Chiara, sede della Comunità di Sant’Egidio a Catania, è quello che accade dopo la richiesta di aiuti per i rifugiati sbarcati a Catania. Chi è scappato dalla guerra, dalla fame e dalla povertà, ha trovato una città pronta ed accogliente: una città che ha sperimentato “il senso della responsabilità fraterna e dell’accoglienza”.

Cura, affetto e amicizia sono i tre punti cardine di giornate intense di lavoro per chi è arrivato sulle nostre coste.

La Comunità di Sant’Egidio e i Giovani per la Pace, in questi giorni, si sono ritrovati insieme al Palaspedini, luogo in cui sono stati accolti migranti e rifugiati, per creare un clima di amicizia e di simpatia necessaria per alleviare le ferite del cuore e la stanchezza del viaggio.

Anas, giovane siriano laureato in economia, ci dice che il suo sogno è continuare gli studi. Quando gli chiediamo della Siria, il suo sguardo diventa triste e ci dice: “spero di poter ricominciare nuovamente la mia vita ma senza dimenticare quello che mi sono lasciato alle spalle”.


Come a testimoniare che l’accoglienza è un fatto spirituale, si sono intensificati in questi giorni i rapporti della Comunità di Sant’Egidio con la comunità islamica.

Gli amici della comunità Islamica di Sicilia hanno infatti aperto le porte della Moschea a quanti sono arrivati dalla Siria, dando un riparo anche alle minoranze cristiane in fuga questo paese. La Comunità di Sant’Egidio, come segno di affetto e di vicinanza, ha provveduto a tutto il necessario per i migranti ospitati nella moschea, dai vestiti, alle scarpe, alle lenzuola.


Un grazie particolare e grande apprezzamento è arrivato nei confronti della Comunità di Sant’Egidio da parte dell’Imam della “Moschea della Misericorda”, nonché presidente della comunità Islamica di Sicilia, Kheit Abdelhafid.

Commenti

  1. Come a testimoniare che l’accoglienza è un fatto spirituale, si sono intensificati in questi giorni i rapporti della Comunità di Sant’Egidio con la comunità islamica.
    Il CORAGGIO DELLA SPERANZA!

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